sabato 11 dicembre 2010

Giobia - Hard Stories (Jestrai, 2010)



Recensione scritta per INDIE FOR BUNNIES
TRACKLIST:
1. Hard Stories
2. Old Jim
3. Jaws
4. My Soundtrack For Life
5. Electric Light
6. Underground
7. Momentum
8. Are You Lovin Me More
9. The Cage

RECENSIONE:
I Giobia sono una delle scoperte della Jestrai che si stanno facendo più sentire negli ultimi anni. Sarà che gli anni zero sono gli anni dei revivalisti e delle cover band, e quindi resuscitare le epoche musicali passate è un fenomeno eccessivamente modaiolo, ma questi hanno scelto una strada che effettivamente può essere battuta con una certa facilità.
A scanso di equivoci, è meglio subito chiarire che questo non è un brutto disco, e non si tratta neppure dell'ennesima copia hard rock o heavy metal "come l'hanno fatto i primi". I Giobia, lombardi, propongono un prodotto spiccatamente vintage dal sapore, quindi, molto retrò: l'epoca scelta è quella degli anni '60, seguendo quella corrente garage che ha fatto la fortuna di White Stripes e molte altre band analoghe, comprese gli storici indie acts come Pavement e Wire che, indirettamente, provengono anche loro da lì. Nostalgia a parte, in Hard Stories troviamo un discreto tentativo di riproporre questo tipo di musica senza rimodernarla, ma semplicemente ripresentandola al pubblico in una veste personale, quella appunto dei Giobia, non facendo mancare la presenza né delle strutture né della strumentazione tipica del folk di quegli anni, a partire dall'organo elettrico. Non a caso Are You Lovin' Me More è una cover degli Electric Prunes, e questa svolge benissimo la funzione di "schiaritura" del percorso della band, mettendo in luce anche le loro influenze psichedeliche e il fatto che, in questo disco, di psichedelia ce n'è parecchia, anche se bisogna coglierla con un paio di ascolti extra. La cover è comunque uno dei momenti meno importanti del disco, la cui caratura si vede soprattutto nei momenti più prettamente garage come "Jaws" ed "Electric Light", quest'ultima voracemente inghiottita da fiumi di psichedelia che soprattutto tramite le chitarre riescono a costruire un brano pieno e senza mai una battuta d'arresto.

Il disco in generale scorre via liscio, forte della tensione vagamente sixties che come allora funziona ancora, e di un songwriting sempre all'altezza dei grandi nomi da cui prendono ispirazione. Speriamo non sia un fuoco di paglia.


Voto: 7+

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