mercoledì 15 dicembre 2010

The Mexican Whi-Sky - Into The Sun (Mexo Records, 2009)


Tracklist:
1. Mr. T Bomb
2. Drinking All Along
3. Muse of My Music
4. Leaving the Bedroom
5. The Queen of the Beach
6. Electric City
7. Into the Sun
8. Mammoth
9. Down Again 

Questo è uno di quei dischi che appena lo prendi in mano guardi la copertina e dici "o sono i Queens of the Stone Age, o comunque fanno qualcosa di simile". E poi scopri che non ci hai proprio azzeccato, ma che comunque Josh Homme c'entrava qualcosa, perché lo stoner è più o meno quello che fa da base a tutto quello che i Mexican Whi-Sky, dalla provincia di Venezia, vogliono fare e hanno fatto in questo Into the Sun, mixato, tra le altre cose, dal celebre Max Trisotto. Che fa un ottimo lavoro, come sempre. 
I titoli delle nove tracce non rimandano direttamente all'universo stoner di artisti come i Kyuss, i Fu Manchu o i Clutch, e si nota un certo maccheronismo quando si utilizzano espressioni in realtà corrette come "Muse of My Music", ma che puzzano di bruciato, così come i testi in inglese, per il quale personalmente non nutro un'eccessiva simpatia se gli artisti sono italiani doc. Analizziamo ora il contenuto di questa release. Il sound della band è senz'altro cupo, non propriamente dark ma abbandonato ad uno strazio continuo di chitarre bassissime che creano un'atmosfera incredibilmente calda. E questo è un pregio. Il secondo pregio, ed è questo forse quello che i più noteranno, è la durezza con cui le distorsioni, e più in generale i suoni, riescono a comunicare il senso delle canzoni all'ascoltatore. I distorti sono taglienti, roboanti, spesso supportati da un basso che assieme alla batteria genera un universo ritmico irripetibile, sempre molto sostenuto e che si basa sulla formula "più picchio, più faccio bene questo cazzo di genere". Così nascono brani coinvolgenti come "Mammoth" e l'opener "Mr. T. Bomb", quest'ultima dai risvolti vagamente industrial per quanto riguarda la scelta delle sonorità, oppure "Down Again", a concludere il disco con quel susseguirsi di ottimi momenti alla chitarra che ben ricordano le Desert Sessions. Non a caso, desertico è uno dei termini più azzeccati per definire il disco. Il livello tecnico della band è notevole (voce a parte) e anche questo contribuisce a rafforzare un album comunque completo, ma non originale, che si basa su cliché di un genere già morto da tempo ma che riesce a riscuotere notevole successo soprattutto tra i seguaci del movimento che non lo hanno mai abbandonato. I Mexican Whi-Sky sono un gruppo "per esperti" del genere, poiché mai potranno essere apprezzati da chi ascolta un semplice rock commerciale o generi più estremi. Al limite dai fan del doom o dei Black Sabbath.

Così, altalenando sempre tra l'assenza di originalità e di evoluzione, la ricerca della costruzione della forma canzone stoner più pura e il modo diretto con cui si racchiudono dentro le mura del genere per darsi un'identità, i Mexican Whi-Sky fanno un disco aggressivo al punto giusto, che arriva ad essere più che discreto soprattutto se lo consideriamo con le giuste pinze dell'ascoltatore esperto di stoner e perché no, anche di grunge e di Brant Bjork.   

Voto: 7

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