mercoledì 22 dicembre 2010

System of A Down: discografia



I System of A Down si formavano nel pieno degli anni '90 (1994) dall'unione di quattro americani di discendenza armena nel sud della California. La loro provenienza geografica non è stata solo un catalizzatore per l'impegno politico di alcuni di loro (vedasi genocidio armeno, cercate sulla Wikipedia), in particolare il frontman Serj Tankian (in realtà nato in Libano), ma anche un motivo di interesse da parte di molte persone, stimolato sia da questo aspetto particolare che dalla loro musica vagamente influenzata dai suoni orientali. 
I S.O.A.D. pubblicavano il primo disco nel 1998, un full-length che spiazzò la critica con una miscela di rock e metal totalmente nuova che non si sapeva come catalogare. Il self-titled fu effettivamente una bomba ad orologeria: in poco tempo riempivano locali e la gente si ammazzava di pogo ai loro concerti urlando inni politici come "P.L.U.C.K." o i singoli "Sugar" e "Spiders", supportati da una buona programmazione nelle emittenti alternative americane ed europee. Ingiustamente definiti nu-metal, furono comunque tra gli esponenti di punta di un nuovo modo di intendere la musica alternativa dagli accenti metal, così come i Korn, i Papa Roach, i Disturbed, i Linkin Park e tanti altri, tutte band che hanno avuto in comune una forte componente di innovazione nei primi dischi e un buon interesse mediatico già alla nascita.
"System Of A Down", un disco che era quasi un programma politico, un manifesto di quello che loro volevano fare, è già un disco storico per chi ascolta questo genere, con le sue nuances arabeggianti, gli sfrenati urli di Tankian quando meno ce lo si aspetta, liriche velocissime che sfidano i migliori rapper e ritmiche devastanti dell'ottimo Dolmayan. A comporre tutti i brani, Daron Malakian, un chitarrista tecnicamente mediocre ma che è riuscito a scrivere alcuni dei pezzi più popolari degli ultimi quindici anni, soprattutto se andiamo ad analizzare il disco successivo, "Toxicity". Da sottolineare, all'interno del primo disco, il modo in cui molti brani sono costruiti, con un continuo alternarsi di parti potenti a sezioni più melodiche che non seguono nessuno schema, scatenando una crisi di identità che la band non saprà mai risolvere, sempre altalenanti tra brani lenti strappalacrime e sfuriate power metal sempre più furenti man mano che passavano gli anni.
Dopo un ottima comparsata nella soundtrack di Dracula 2000 con la splendida "The Metro" e una stupefacente cover di "Snowblind" dei Black Sabbath, esce nel 2001 il loro disco più celebre, più apprezzato, più venduto e, dal punto di vista critico, più bello. Parlo di "Toxicity", un disco che scatenò gli adolescenti di mezzo mondo con tormentoni da chart come l'omonima "Toxicity", "Chop Suey!" e "Aerials", salvo poi diventare in toto un must elevato a cult da un ammasso di fan irriducibili che conoscono per filo e per segno ogni nota e ogni parola. In canzoni come "Prison Song" e "X" è ancora presente tutta la verve aggressiva del primo disco, ma in questi come in tutti gli altri brani dell'album è evidente una svolta melodica che comunque non gli fa perdere la grinta che ancora nei live riesce a coinvolgere migliaia di fans con un'aggressività degna delle peggiori metal band scandinave, e anche un pizzico di ironia. Lo dimostrano brani come "Psycho", "Shimmy" e la bonus-track "Johnny", canzoni veramente fuori di testa sia dal punto di vista compositivo che per le parole scritte dal buon Serj. 
Nel 2002, cavalcando l'inarrestabile successo dei singoli del disco precedente e di un tour interminabile (che effettivamente durerà fino a 2006 inoltrato), pubblicano "Steal This Album!", raccolta di brani esclusi dalle versioni definitive dei primi due dischi. Questa release, con un nome che è stato ingiustamente additato dai moralisti dell'ultim'ora, è in realtà una ventata di umorismo e buonumore, con episodi come "Chic'n'Stu" e "Fuck The System" che uniscono graffianti distorsioni e furiose sezioni ritmiche a testi simpaticissimi e paranoici, che scendono, defilati, i gradini dell'humor per poi risalire nella politica di "Boom!", altro inno che per qualche settimana riempì le classifiche di televisioni come Kerrang. Nel disco tantissimi brani degni di nota, come "Bubbles" e la commovente "Roulette", che quasi non sembrano scarti dei dischi precedenti per quanto riescono a risultare elementi distintivi se considerati nell'intera discografia dei System Of A Down. Ci ridurremo a dire che questo disco potrebbe benissimo essere considerato un album a parte, composto ad hoc per questa release, e non un CD di scarti, ma queste sono considerazioni che ci limiteremo a lasciare a voi.
Nel 2005 il quartetto fa un colpaccio e pubblica un doppio disco (in realtà proveniente da un'unica sessione di registrazione, e non è un caso che la durata complessiva dei due album uniti sia inferiore agli ottanta minuti) che però, per la prima volta, spacca la critica. L'entusiasmo dei primi tempi, in cui la band era riuscita a scrivere qualcosa "di nuovo" era finito e ora si doveva tentare una svolta se non si voleva finire nell'autocitazione. Infatti ci sono riusciti, utilizzando il più diretto dei metodi, cioè estremizzando le loro due componenti più palesi: in Mezmerize e Hypnotize le ballad commerciali sono diventate terribilmente melense (anzi, solo "Lonely Day" lo è, poiché "Soldier Side" e "Lost In Hollywood" risultano invece ottimi brani) e i pezzi più aggressivi sono diventate taglienti sfuriate power metal dove regna il blast beat di John alle pelli e l'urlato più inafferrabile di Serj (è il caso di "Attack" e "Sad Statue", di "Dreaming" e di "Cigaro"). A seguire questa ultima sfumatura, quella che comunque i fan preferiscono, ci sono una serie di canzoni più o meno dense, e più o meno violente, che colpiscono in particolar modo per la genialità della composizione, la virulenza dei ritornelli e la stranezza delle linee vocali di Serj, il cui timbro è ormai diventato un inimitabile marchio di fabbrica che decine di cover band in ogni paese del mondo non riusciranno a copiare del tutto. E così nascono perle come "Revenga", "Vicinity of Obscenity", "U-Fig", "Question!" e "Violent Pornography". Un paio di passi falsi si trovano alla fine dei due dischi, e parliamo di "Old School Hollywood" e "She's Got Heroine", brani che a dirla tutta non ci si aspettava da una band come i SOAD (comunque nel complesso hanno un loro perché). A dover scegliere, si preferisce per forza Mezmerize, del resto brani come "Radio/Video" e "B.Y.O.B." li puoi trovare solo qui. 


La carriera dei SOAD era giunta nel 2006 ad un subitaneo punto fermo. Non si capiva se la fine del tour fosse uno "hiatus", uno scioglimento o chissà che cosa. Fatto sta che con un anno di ritardo rispetto a quanto detto all'ora, nel 2011 è stata confermata la reunion con una tournée europea che debutterà in giugno in Italia (e noi di GTBT ci saremo). Ciò che mi aspetto è, dopo aver scritto la storia del rock e del metal recenti, venga fatto un concerto vecchio stile, meno imborghesito del previsto, magari concentrato sui primi due dischi. Questo non avverrà, e "Lonely Day" ce la dovremo sorbire tutta, con le stonature di Daron e pure i suoi scazzi alla chitarra, ma sarà un evento imperdibile per tutti quelli che non hanno mai avuto la possibilità di vederli prima della pausa che lasciò l'amaro in bocca a molti.
System Of A Down, semplicemente questo. 


SYSTEM OF A DOWN - SYSTEM OF A DOWN - 8.5
SYSTEM OF A DOWN - TOXICITY - 9.5
SYSTEM OF A DOWN - STEAL THIS ALBUM! - 7.5
SYSTEM OF A DOWN - MEZMERIZE - 7.5
SYSTEM OF A DOWN - HYPNOTIZE - 6.5

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